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Dopo aver conseguito la tanto ambita laurea in Medicina e Chirurgia, i futuri professionisti del settore sanitario si trovano di fronte a una scelta cruciale: diventare medici di base o optare per una specializzazione in un ramo specifico. Oltre alla formazione generale in Medicina, infatti, vi sono ben 51 Scuole di Specializzazione (SSM) tra cui scegliere. Questa lista si è ampliata nel corso degli anni e molto probabilmente continuerà a crescere, riflettendo un interesse sempre maggiore verso le nuove tecnologie. Le specializzazioni sono suddivise in tre aree: medicina, chirurgia e servizi clinici. Ma quali sono le specializzazioni più richieste? Come scegliere quella più adatta a ciascuno? E, inoltre, come sta cambiando il settore sanitario e quali saranno le principali aree di assistenza e cura del futuro?

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La vocazione a diventare medico

Nella scelta della specializzazione, è indubbiamente importante considerare le proprie inclinazioni personali. È fondamentale riflettere su quale tipo di lavoro si sognava di svolgere quando si è intrapreso il percorso di studi in Medicina, nonché su quali esami hanno suscitato maggior interesse. Bisogna valutare quale branca si desidera approfondire e in quale reparto si ritiene di poter dare il massimo delle proprie capacità. È altrettanto utile considerare quali specializzazioni saranno più richieste nei prossimi anni e in quali settori si avranno maggiori opportunità professionali.

Non da meno, altri giovani professionisti orientano le loro scelte in base alla propria propensione al lavoro autonomo, spirito imprenditoriale e avversione al rischio. Stiamo parlando naturalmente di rischio non durante la frequenza della specialità, rischio considerato basso da molte compagnie assicurative specializzate nelle assicurazioni medici specializzandi (leggi qui per approfondire il discorso: https://rcmedici.eu/assicurazione-medici-specializzandi-cosa-devi-sapere/  ) 

A fronte di alcune specialità considerate più “tranquille”, per esempio dermatologia, medicina fisica, medicina interna, ne abbiamo altre considerate da una parte più a rischio, come per esempio ginecologia, ortopedia, cardiologia, e dall’altra più indicate per chi desidera intraprendere un percorso libero professionale.

La situazione critica delle specializzazioni mediche in Italia: un quadro preoccupante

I dati raccolti dall’Anaao Assomed e dal Settore Anaao Giovani rivelano che non esiste una differenza sostanziale tra le varie regioni italiane riguardo alla scelta delle specializzazioni mediche. La percentuale complessiva di contratti non assegnati o persi durante il percorso di specializzazione raggiunge il 19%, il che evidenzia un problema strutturale e persistente nella pianificazione, creando una dicotomia che influisce negativamente sull’erogazione dei servizi sanitari.

Dall’analisi emerge che la percentuale totale di contratti dispersi varia tra l’11% e il 36%, con una mediana del 20%. A parte la Regione Sicilia con il 3%, tutte le altre regioni italiane presentano una percentuale quasi identica di contratti non assegnati, con una forbice che va dal 7% al 22%. Il Friuli Venezia Giulia, invece, registra una percentuale di contratti non assegnati di quasi un terzo (29%).

I dati sull’entità dei contratti non assegnati e/o abbandonati suddivisi per specializzazione sono significativi e allarmanti. Risulta interessante notare che tutte le specializzazioni che sono state maggiormente coinvolte durante la pandemia da SARS-CoV-2 presentano la maggiore percentuale di contratti non assegnati e abbandonati. Ad esempio, la medicina d’emergenza-urgenza avrà 1.144 specialisti in meno rispetto ai 1.884 contratti previsti (60,7%), la Microbiologia registrerà 191 specialisti in meno rispetto a 244 (78,3%), mentre la Patologia Clinica e la Biochimica Clinica avranno 389 specialisti in meno rispetto a 554 (70,2%). Al contrario, le specializzazioni in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva, Oftalmologia e Malattie dell’Apparato Cardiovascolare sono completamente utilizzate.

Il Segretario Nazionale dell’Anaao Assomed, Pierino Di Silverio, commenta: “Il segnale è chiaro ed evidente, sostenuto dai numeri: la medicina sta diventando un settore selettivo, in cui le specializzazioni più colpite e sotto pressione durante la pandemia da Covid-19, quelle che affrontano maggiori oneri e minori riconoscimenti, stanno subendo una caduta libera e non attraggono più. Questo non è un problema dei medici in generale, ma dei medici specialisti, ed avrà inevitabili ripercussioni sul futuro di un sistema sanitario sempre più in crisi”.

Di Silverio prosegue sottolineando che i dati sull’assenza di programmazione e l’assenza di investimenti nei professionisti hanno effetti devastanti, rischiando di svuotare alcune specializzazioni e lasciandone altre in deficit.

Specializzazioni mediche di domani: carenze e necessità

Secondo un’analisi recente condotta dall’ANAAO ASSOMED sul fabbisogno nazionale di medici, la carenza di specialisti si accompagna alla carenza di medici che affligge l’intero Sistema Sanitario Nazionale. Secondo le stime elaborate dall’ANAAO, tenendo conto dei pensionamenti e delle capacità formative post-laurea nel periodo 2018-2025, ci sarà una carenza complessiva di circa 16.500 medici specialisti nei prossimi due anni in Italia. In particolare, le specializzazioni mediche più richieste che subiranno una carenza di esperti sono:

Medicina d’emergenza-urgenza (con una carenza di 4.241 medici)

Pediatria (con una carenza di 3.394 medici)

Medicina Interna (con una carenza di 1.878 medici)

Anestesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (con una carenza di 1.523 medici)

Chirurgia Generale (con una carenza di 1.301 medici)

Psichiatria (con una carenza di 944 medici)

Malattie dell’apparato cardiovascolare (con una carenza di 826 medici)

Ginecologia e Ostetricia (con una carenza di 690 medici)

La preferenza dei futuri medici specialisti in Italia: una prospettiva diversa

Uno studio condotto dall’Anaao Assomed e dal Settore Anaao Giovani ha analizzato le scelte dei giovani medici italiani riguardo alle specializzazioni. I risultati hanno evidenziato un’adesione considerevole e quasi completa alle scuole di specialità che offrono opportunità lavorative nel settore privato e ambulatoriale. Al contempo, sono state abbandonate o addirittura non prese in considerazione quelle specializzazioni prevalentemente ospedaliere e pubbliche (vedi qui), che invece sono state protagoniste nella lotta contro la pandemia, come ad esempio la medicina d’emergenza-urgenza (con il 61% dei contratti statali rimasti non assegnati o abbandonati).

Lo studio ha analizzato l’effettiva partecipazione dei giovani medici ai 30.452 contratti statali banditi nei due concorsi di specializzazione più recenti (2021 e 2022). Per “contratti non assegnati” si intendono quelli che nessun medico ha scelto durante il concorso. Per “contratti abbandonati” si fa riferimento a quelli assegnati inizialmente, ma successivamente abbandonati quando il medico ha riprovato il concorso l’anno successivo e ha optato per una specializzazione diversa tramite una nuova assegnazione.